mercoledì 2 maggio 2007

ANNA




I capelli bianchi di crine sono raccolti sulla fronte e quel movimento tipico delle mani in continuo agitarsi come l’onda del mare, del suo, sembra un richiamo, un saluto. Forse un giorno lo fu.
È lì, da anni, seduta davanti l’uscio della casa gialla. Le mani vuote. Piena è la mente e sono pieni gli occhi, che affogano nell’acqua passata del tempo e s’immergono nel verde mare della vita.
Tutto è tranquillità, che si cela nel panno dell’abito nero, intriso di salsedine.
Ha un sorriso tra le labbra, che s’apre come una ferita sul volto tra le rughe, come un varco che non fa rimpiangere e lei, che sembra di saperla lunga con quell’espressione impigliata tra le pieghe della pelle, guarda verso il tramonto.
Quella vena, che le pulsa sulla fronte, un rivolo del fiume che si getta a mare, svela la sua curiosità della vita da annusare, di quella che le passa accanto, dall’altra parte della strada: sul lungomare, verso il crepuscolo che arde, in brulichio di gente a passeggio.
Al suo saluto non risponde nessuno, ma tutti sanno il nome di Anna, la pescatrice. Molti conoscono la sua vita di reti e pesci, di barche da attendere e di figli per i quali pregare.
Tra le sue svolte, la vita sembra averla dimenticata, trasformata in statua di sale, bianca, abbandonata su quell’uscio, oggi e sempre abbagliato dal sole di giorno e pulsante della luce del faro di notte.
I pensieri di Anna, se ti fermi a guardarla, sembra quasi di sentirli come l’eco del tortile di una conchiglia.
Sono belle le donne da guardare. Ogni estate sono uguali, con abiti diversi, avvitate a tacchi a spillo o a grosse zeppe, catturate da abiti fascianti o come libellule in variopinti petali di profumate rose in arcobaleni di tinte.
Sono belle le donne da guardare, quando rubano la giovinezza al vento, quando sfidano con le unghie laccate la bellezza.
Sono belle, quando sbocciano all’improvviso e ritrovi nel turgore dell’insospettato seno le promesse del desiderio degli uomini che le vorranno.
Ancheggiano in sabba le ragazze con il passo da frenare per catturarle con gli sguardi. Rotola il loro passaggio come una pallina variopinta di gomma da far rimbalzare tra i sensi e la sensualità.
Sono chiome che incatenano i toni del sole, che sventolano in audaci effluvi da toccare con le pupille della vita che fu.
Della vita che fugge tra il volo dei sogni, che s’alzano in aquiloni trattenuti da piccole mani basse.
Sono belle le grida delle bimbe, che puoi toccare tra il bucato messo ad asciugare alla corda di questo patio, tra il ticchettio delle gocce scivolate a scandire il tempo.
I pensieri di Anna, li senti come l’eco del tortile di una conchiglia.

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